La strategia energetica per un calore rinnovabile dovrebbe vedere una progressiva riduzione dell’utilizzo del gas e quindi fondarsi anche su piccoli-medi impianti centralizzati a biomassa legnosa, impianti di micro e minicogenerazione, teleriscaldamento e calore di processo, ma anche sulle moderne stufe che, grazie ai progressi tecnologici degli ultimi anni, garantiscono alto rendimento, efficienza energetica e basse emissioni di particolato.
“I biocombustibili legnosi” – spiega Annalisa Paniz – “oltre ad essere un veicolo di sostenibilità che contribuisce all’abbattimento delle emissioni, alla manutenzione del patrimonio boschivo e a generare un indotto occupazionale rilevante per il Sistema Paese, possono contribuire alla riduzione della dipendenza degli approvvigionamenti esteri, a diversificare il mix energetico e a contrastare il fenomeno della povertà energetica che interessa sempre più famiglie e che può essere vinta abbandonando le fonti fossili, caratterizzati da prezzi volatili legati ad assetti geopolitici in continua evoluzione, in favore delle energie rinnovabili, sia quelle più moderne, ma anche le più antiche e mature, come i biocombustibili legnosi, che assicurano continuità, stabilità e programmabilità: tre aspetti centrali per rendere la transizione ecologica realmente sostenibile e inclusiva.”
“I biocombustibili legnosi” – prosegue Paniz – “sono estremamente più convenienti di quelli fossili: il costo di produzione di 1 MWh di energia termica con biomasse legnose oscilla tra i 24 e i 72 euro, quello con le fonti fossili tra i 103 e i 146 euro, valori destinati a crescere ulteriormente a causa della crisi internazionale.“